venerdì 24 agosto 2007

goccedimafalda:fannì... oh candida


Fannì, deficiente....

non ti hanno spiegato che gli eroi sono tutti giovani e belli

e soprattutto....

sono quelli morti?

mercoledì 15 agosto 2007

per un fatto di piedi


Per un fatto di piedi mia madre mi costringeva ad interminabili passeggiate a piedi nudi sull’acciottolato della spiaggia.
Non è che fossi sola, o l’unica a soffrire.
Lei e la sua amica Iole avevano convinto tutte le mamme del quartiere del paese di pescatori dove andavamo a passare l’estate, che camminare a piedi nudi sui sassi rinforzava lo spirito, le ossa, la pianta dei piedi e preparava alla vita.
Lei e la sua amica Iole alle 3 del pomeriggio si appisolavano al fresco delle persiane abbassate nei loro letti, mentre io e una quindicina di altri scalmanati dall’età compresa tra i cinque e gli undici anni percorrevamo due chilometri di spiaggia sotto la guida dell’inflessibile guida-bambinaia di 15 anni. Ogni giorno, per tutti i giorni dell’estate, che per anni durò tre lunghi mesi.
Per un fatto di piedi, oltre a camminare sotto il sole e sopra i sassi ci era permesso arrampicarci sugli scogli.
Era il premio alla passeggiata fino alla fornace.
Gli scogli non erano quei cubi di cemento che adesso usa mettere a frangiflutti, ma veri e propri pezzi di roccia scivolosa o aspra e ruvida, che era molto meglio saltarci sopra che passeggiarci. E dovevamo imparare a districarci tra punte e spigoli, curve e cunicoli in un gioco in cui erano molto bravi i figli dei pescatori, ma solo all’inizio, perché poi, con l’abitudine, anche noi ragazzini di città, per un fatto di piedi, ci siamo fatti l’equilibrio adatto, e il coraggio per saltare da un picco all’altro nonostante il rumore del rifrangersi nelle orecchie e la paura di cadere.


Poi, con il tempo, ho notato che in un punto della mia vita, venivo assalita da una sorta di vertigine e un delicato plantare mi impediva di andare a piedi nudi e soltanto pensare di saltare da uno spuntone all’altro. Equilibri difficili da conservare, con sé stessi, col proprio corpo. Ero fragile. Lo dico adesso, che ho ripreso a camminare sugli scogli, un po’ sorpresa, un po’ imbranata forse, ma senza vertigine.
(nella foto una scultura di paolo borghi)